fb

Viaggio in Kerala: tra rituali e cultura

Viaggio in Kerala: tra rituali e cultura

Creati dagli studenti

19/02/2025



Partire per un viaggio in Kerala, vuol dire andare alla scoperta di luoghi naturali, di rituali millenari e di sapori travolgenti. Dalle backwaters alle città storiche, ogni angolo racconta una storia. Ma la vera essenza di questa terra si scopre nell’ospitalità locale: in questo articolo ti racconto perché il viaggio in Kerala è stata per me un’esperienza straordinaria. 

Ma prima di raccontarti ciò che ho vissuto sai perché questo popolo è così ospitale? 

Scopriamolo partendo dalla sua cultura e storia.

Cultura del Kerala: storia e società

Il Kèrala o Keralam, come viene chiamato dai suoi abitanti, è una lunga e verdissima striscia di terra situata sulla costa sud occidentale dell’India.

E’ una terra di straordinaria bellezza, incastonata tra le acque del Mar Arabico e le Western Ghats, una catena montuosa che forma una barriera protettiva contro i venti secchi che provengono dal nord, contribuendo ad un piacevole e costante clima durante tutto l’anno.

Ci sono 3 stagioni principali in Kerala:

  • La stagione secca (dicembre-febbraio) è la migliore per visitarlo, con temperature piacevoli e poca pioggia. 
  • La stagione calda (marzo-maggio) il caldo aumenta.
  • La stagione dei monsoni (giugno-novembre) i monsoni portano piogge abbondanti, rendendo il paesaggio rigoglioso. Il primo periodo della stagione è il più intenso.

Il Kerala è anche conosciuto come “God’s Own Country”, per le sue spiagge dorate, le backwaters navigabili, le piantagioni di tè e spezie e una biodiversità straordinaria. Vanta uno dei tassi di alfabetizzazione più alti dell’India, con pari opportunità per uomini e donne, favorendo una società culturalmente vivace. Ospita una straordinaria convivenza religiosa tra templi hindu, chiese cristiane e moschee. Da sempre crocevia di scambi commerciali tra Europa e Asia, il Kerala conserva un’anima cosmopolita, visibile nelle sue tradizioni, nella cucina e nelle reti da pesca di origine cinese. Oggi è un pioniere nel turismo responsabile, valorizzando le sue radici attraverso ecoturismo e iniziative locali sostenibili.

Una delle grandi attrattive di questa stupenda regione è la radicatissima presenza dell’antica medicina e filosofia ayurvedica, che ebbe il suo inizio proprio qui circa 3000 anni fa: un eccezionale mondo terapeutico che offre dal semplice massaggio rilassante, con l’utilizzo di fragranze prodotte dai fiori e dalle piante, che prosperano nella splendida natura tropicale di questa regione, alle più sofisticate tecniche del Panchakarma (a sequenza terapeutica più intensa e forse anche più famosa dell’ayurveda, il cui scopo è la rimozione delle impurità del corpo e la facilitazione, oltre alla purificazione del corpo, anche del benessere mentale).In Kerala si trovano diversi centri ayurvedici di elevata qualità, con i migliori che offrono anche l’assistenza di medici specializzati;

 

Ospitalità in Kerala: la mia esperienza

Nel mio viaggio in Kerala ho avuto modo di immergermi in una cultura diversa dalla mia, nella quale non è stato sempre facile adattarmi essendo una persona molto schematica e organizzativa, mentre i keraliti vivono ogni istante senza preoccuparsi del dopo e si godono ogni momento come se fosse l’ultimo. 

E’ stato un vero e proprio impatto culturale che sono riuscita a superare, e anche apprezzare, grazie all’ospitalità e alla cordialità del popolo.

Durante il mio viaggio, sono stata accompagnata da due amici indiani: Diya e Shashank, con i quali ho deciso di partire all’avventura e alla scoperta di questo stato dell’India del Sud.

Ci sono diversi modi per spostarsi in Kerala:

  • treno;
  • autobus;
  • tuk tuk;
  • mezzo privato;

Una mattina, io e i miei amici, abbiamo preso il treno partendo da Varkala per raggiungere Trivandrum, la capitale dello Stato e da lì è cominciata la giornata più pazza, speciale e inaspettata di tutta la mia permanenza.

Era mezzogiorno e c’erano 43 gradi percepiti: non avevamo ancora prenotato la guest house, eravamo affamati e dovevamo cambiare i soldi. Sotto il sole cocente con gli zaini in spalla, ci siamo fiondati in un exchange con l’aria condizionata. Nell’attesa, in quattro e quattr’otto, abbiamo scelto la sistemazione per la notte su booking: a 6 km dal centro, costata 5 euro a notte per persona con colazione inclusa (Nirvana Home Stay).

Dopo aver mangiato l’ennesimo pranzo super piccante, abbiamo preso un tuk tuk verso la guest house. Il percorso mi ha sorpreso molto e avevo perennemente lo sguardo rivolto verso l’alto: dal caos del centro città siamo finiti in una zona completamente immersa nella natura. Sembrava un villaggio sperduto, non di certo una zona periferica della capitale dello Stato del Kerala.

La nostra guest house era una villa moderna e molto grande e i proprietari, una coppia di sessantenni, si sono poi rivelati gentilissimi. 

Eravamo sfiniti ed erano le ore più calde della giornata, così prima di uscire ci siamo riposati un po’: ancora non sapevamo cosa avremmo fatto, ma durante questo viaggio in Kerala ormai ho capito che dovevo semplicemente seguire il flusso delle cose. Il mood dei miei amici era: “ora godiamoci il presente, a ciò che faremo fra due ore ci penseremo dopo”. In fin dei conti, mica avevamo deciso di venire a Trivandrum giorni prima, mica c’era un itinerario già prefissato… avevamo deciso di venire qui la sera prima!

Si sono fatte le 16:30 ed era ora di capire cosa fare. Ad un certo punto Shashank esclama ad alta voce: “ma se andassimo a fare una passeggiata qui in questo quartiere andando a casa della gente?”. La mia prima reazione è stata: “ma che dici?”. Nella nostra cultura e visione occidentale ci risulta subito una cosa strana e fuorviante. 

Senza fiatare alla fine siamo usciti. Shashank si è messo in mezzo a me e Diya e a braccetto siamo andati tutti e tre verso questo nuovo pomeriggio insolito. 

La nostra prima tappa è stata la casa di una famiglia che aveva veramente tante mucche: noi tre con gli sguardi incuriositi ci siamo avvicinati all’entrata del cortile e i proprietari con un sorriso a 32 denti ci hanno fatto cenno di entrare. Abbiamo iniziato a chiacchierare e a presentarci ed eravamo molto curiosi di conoscere la loro quotidianità, ma soprattutto la mungitura delle mucche. 

Successivamente, passeggiando, Shashank si è fermato a giocare in mezzo al vialetto insieme ad alcuni bambini. Mentre finivano le partite, io ancora ero meravigliata e sorpresa da quel che stava succedendo.

Un altro incontro è stato quello con un’altra famiglia: ci siamo avvicinati al loro cancello di casa perché nel cortile avevano una moto d’epoca. Con molta leggerezza, Shashank ha detto: “ciao! come state? possiamo entrare? vogliamo vedere questa moto bellissima”. I signori non hanno esitato a farci entrare e ad accogliere la nostra curiosità. Ci hanno fatto vedere meglio la moto e abbiamo scambiato due parole, infatti ci hanno chiesto dove ci fossimo conosciuti e da dove venissimo. Shashank viene da Hyderabad in Telangana, Diya è metà del Kerala e metà dello Sri Lanka. 

Salutata nuovamente questa famiglia, abbiamo proseguito la nostra passeggiata e ci siamo imbattuti in alcuni vicoletti. Ciò che ha attirato maggiormente la nostra attenzione è stato un piccolo cartello pubblicitario… Seguendo le indicazioni, siamo finiti nella preparazione di un rituale: alcuni uomini stavano facendo un bellissimo disegno per terra con polveri colorate. Io, persona curiosa, ero impaziente di conoscere il significato, la funzione, la storia o semplicemente lo svolgimento.

Però poco dopo siamo andati via e così mi sono accontentata anche solo di assistere a questa preparazione. Sono consapevole che non capita tutti i giorni a un occidentale un’occasione del genere. 

Il pomeriggio pazzo di questa giornata del mio viaggio in Kerala non era ancora finito. Guardandoci incontro, oltre alla miriade di palme e piante di banano, eravamo alla ricerca di alberi di mango e ovviamente Shashank non poteva non risparmiarsi anche questa esperienza: “ragazze, se troviamo una famiglia che ha alberi di mango andiamoci!”.

Ormai era l’ennesimo autoinvito a casa di sconosciuti perciò mi sembrava la normalità, e posso dire? Che figata!

Poco prima del tramonto, ci accorgiamo di avere trovato un albero di mango, ma era all’interno di un cortile privato.

Così per l’ennesima volta ci avviciniamo al cancello di questa casetta. Era presente una signora con la figlia e anche loro non ci hanno pensato due volte ad aprirci le porte di casa. Erano incuriosite di vedere tre ragazzi insieme tra cui una evidentemente occidentale. L’albero di mango era abbastanza alto ed era molto più facile raccogliere la frutta andando in terrazza, però se era questo il nostro obiettivo, in qualche modo dovevamo dir loro tutto. Senza girarci troppo intorno, dopo qualche chiacchiera, chiediamo loro direttamente se potessimo avere dei manghi proprio da quell’albero lì. Ci siamo tolti le scarpe prima di entrare in casa e tutti insieme siamo saliti su. Lo sfondo dietro alle case di questo quartiere/villaggio iniziava a tingersi di arancione e io non potevo che sentirmi grata di star vivendo tutto questo.

Manghi presi, missione compiuta!

Rituale Kalamezhuthu Pattu in Kerala

Tornando a casa avevamo scoperto che quel rituale che stavano preparando al pomeriggio si sarebbe svolto la sera stessa. Così tutti euforici, torniamo in guest house, ci facciamo la doccia e usciamo di nuovo. Davano pure la cena gratis dopo la cerimonia!

C’era veramente tantissima gente e io ero l’unica occidentale. Inutile dire che ero oggetto di sguardi curiosi. 

Il rituale si chiama kalamezhuthu pattu e consiste nel creare sul pavimento la forma delle divinità preferite, cantare canzoni in loro onore e, infine, cancellare i disegni attraverso passi di danza rituali.

Quella sera è stata particolare. Non capita tutti i giorni di assistere a un rituale in Kerala: intonavano canti, suoni per poi arrivare a un risultato, ovvero distruggere il disegno per terra. Un signore ha iniziato a strisciare completamente cancellando le polveri, come se fosse stato posseduto dal Dio Serpente. Ho avuto emozioni contrastanti, anche un po’ di paura devo ammetterlo, però tutti gli altri, inclusi i miei amici, erano tranquilli, quindi ho pensato fosse normale e che facesse parte del rituale. 

Concluso il rituale, siamo andati a cenare. Nella casa a fianco, in una specie di cortile, era presente un tavolo molto grande con tutti i piatti da prendere. Una volta messi in fila, uno ad uno, ci veniva dato il cibo. Abbiamo mangiato riso con carne, ed è inutile dire che era piccantissimo. Ci siamo seduti per terra su un marciapiede a mangiare dove era presente una fontanella e ci eravamo riuniti tutti lì: io, i miei amici e altre persone incontrate alla cerimonia. Piatti vuoti, mani e bocche sporchissime (le posate non c’erano), ci andiamo a sciacquare alla fontanella. Ed ecco che terminiamo così la cena della giornata pazza, speciale e inaspettata in Kerala.

Piano piano siamo tornati verso la guest house. Le vie del villaggio erano silenziose, un po’ buie, con solo qualche lampione acceso. Camminavamo tutti e tre vicini procedendo lentamente, ascoltando i suoni della natura e il fruscio delle foglie delle palme e dei banani, anche cercando di evitare qualche incontro con animali strani.

Cosa vedere durante un viaggio in Kerala

Appena ho iniziato il mio viaggio in Kerala, mi sono resa conto di quanto questa terra sapesse sorprendere. Ogni luogo ha un’anima diversa e particolare: dalle stradine di Kochi, al villaggio dei pescatori di Varkala, fino alle acque tranquille delle backwaters, dove il tempo sembra rallentare. Qui ogni paesaggio racconta qualcosa ed è stato bello fermarsi ad ascoltare ed esplorarli ad uno ad uno.

Kochi

Kochi è stato il mio primo impatto con il Kerala, ed è una città che mi ha subito affascinata per il suo mix incredibile di culture. In nessun’altra parte dell’India vi e` una mescolanza di culture altrettanto ricca: enormi reti da pesca cinesi, una sinagoga di 400 anni fa, antiche moschee, case portoghesi e le cadenti vestigia del dominio coloniale britannico. Il mio consiglio è quello di recarsi al tramonto di fronte al mare per assistere al risollevamento delle reti cinesi degustando pesce appena pescato cucinato sul fuoco. Se ami scoprire i mercati locali, inoltre, consiglio di non perdersi il bazar delle spezie: un’esplosione di colori e profumi. 

Trivandrum

Trivandrum o Thiruvananthapuram, che si trova sul litorale sud ovest dell’India, è la capitale del Kerala.

Il nome deriva dalla divinità Sree Anantha Padmanabhaswami ed è decisamente una delle città più pulite del paese.

E’ una città che unisce storia, cultura e bellezze naturali in un modo unico. Trivandrum è famosa per i suoi templi, tra cui il maestoso Tempio di Sri Padmanabhaswamy, e per le sue incantevoli spiagge, come la popolare Kovalam. La città è un perfetto equilibrio tra tradizione e modernità, dove i vecchi mercati affollati convivono con moderni centri commerciali e strutture turistiche.

Trivandrum è anche un centro culturale importante, con numerosi musei, gallerie d'arte e teatri che celebrano le tradizioni artistiche del Kerala, come la danza Kathakali e la musica Carnatica. Per gli amanti della natura, la città offre bellissime riserve naturali e sentieri montani, come quelli nella riserva di Neyyar e le colline di Agasthyakoodam.

Con la sua atmosfera vivace e accogliente, è un'ottima base per esplorare la regione e scoprire il cuore pulsante del Kerala, ma può essere anche una tappa intermedia

Le backwaters (Alappuzha)

Le backwaters indiane sono una rete di oltre 900 km di fiumi, laghi e lagune salmastre collegate tra loro da migliaia di canali navigabili nel cuore di una vegetazione tropicale lussureggiante assolutamente magnifica e unica al mondo.

Ecco perchè  sono sicuramente una delle tappe principali di un viaggio in Kerala. 

E' possibile percorrere questi meandri su una house-boat, che si affitta per una giornata o per più giorni.

Proprio sulle backwaters è possibile visitare la città di  Alleppey Soprannominata "Venezia dell'Est", un'altra meta turistica molto apprezzata del Kerala. In particolare, a rendere piacevole questa città dal ricco passato è il suo clima gradevole, mitigato dalla vicinanza all'oceano. 

Varkala

Per concludere, voglio consigliarvi di trascorrere almeno una giornata in un luogo simbolo per i suoi paesaggi sorprendenti: il pittoresco villaggio di Varkala, in cui le colline sfiorano il mare andando a creare scorci panoramici mozzafiato. 

Si tratta di un piccolo e tranquillo borgo di pescatori in cui le imponenti scogliere fanno da cornice a sorgenti naturali e spiagge dai colori inimmaginabili

Una di queste è la famosa Papanasam Beach, vicina al Tempio Janardhana Swamy; ha più di 2000 anni e il suo nome deriva proprio dall’antica credenza che fare un bagno nelle acque benedette di questa spiaggia liberi il corpo dalle impurità e l’anima dai peccati. Infatti ogni anno, il 2 agosto, sulle coste gli induisti celebrano il rito per liberare dai peccati i loro cari scomparsi.

L’apice emozionale l’abbiamo raggiunto sicuramente durante la golden hour, in cui ogni onda assume una sfumatura differente e le spiagge si colorano di tutti i meravigliosi abiti dei locali che si riuniscono ad aspettare il calar del sole.

Eravamo seduti lì, con i capelli ancora un po’ bagnati e i piedi immersi dentro il bagnasciuga, circondati da famiglie, amici e amanti, e ci siamo resi conto che quel momento sarebbe rimasto dentro di noi, indelebile.

Cosa mangiare in Kerala: i piatti assolutamente da assaggiare

Fare un viaggio in Kerala significa non solo scoprire paesaggi mozzafiato e tradizioni affascinanti, ma anche tuffarsi in una cucina ricca di sapori e colori. Ogni piatto racconta una storia, dalla scelta degli ingredienti freschi provenienti dalle terre fertile della regione, all'uso delle spezie che rendono unica la cucina del Kerala.

Avendo viaggiato in questa parte dell’India insieme ai locals, sono riuscita a provare molti piatti diversi tra loro.

SADYA

Costituito da una varietà di piatti vegetariani tradizionali, solitamente serviti su una foglia di banana come pranzo. Sadya significa banchetto in malayalam.

Un tipico Sadya può comprendere circa 24-28 piatti serviti come portata singola. 

Il cibo viene mangiato con la mano destra, senza posate,dove le dita sono tenute a coppa per formare un mestolo.

Il piatto principale è il riso bollito, servito insieme a diversi cibi a base di curry.

KARIMEEN POLLICHATHU

Questo piatto di punta del Kerala prevede principalmente la cottura alla griglia del pesce Karimeen marinato con una ricca miscela di spezie e poi avvolto in foglie di banano verde. Il risultato finale è un piatto così deliziosamente morbido e sfogliato che trasuda i suoi succhi speziati quando viene aperto. Viene servito con il riso.

Il karimeen, chiamato anche pesce perla, è considerato una prelibatezza in Kerala. Non è un pesce di mare (pesce di acqua salata), né un pesce di fiume; in effetti è un po' entrambi, poiché il karimeen si trova principalmente nelle backwaters del Kerala.

IDIYAPPAM:

è un tipo di "noodle" di riso, preparato con farina di riso, acqua e un pizzico di sale. L'impasto viene spinto attraverso uno speciale utensile chiamato "idiyappam maker", che crea dei fili sottili e delicati. Questi fili vengono poi cotti al vapore. Si mangia di solito a colazione e può essere servito con una varietà di accompagnamenti, come curry di carne, pesce, o verdure, oppure con una combinazione di latte di cocco e zucchero, rendendolo sia un piatto salato che dolce

KADALA CURRY:

è un piatto preparato con ceci neri (chiamati "kadala" in malayalam) e una miscela di spezie aromatiche. Questo curry denso e saporito viene cotto con ingredienti come cipolla, aglio, zenzero, curcuma, cumino e coriandolo, e spesso arricchito con latte di cocco per una consistenza cremosa.

Il Kadala Curry è perfetto da accompagnare con piatti come idiyappam, puttu o roti. È un piatto molto apprezzato per il suo sapore ricco e il giusto equilibrio tra piccante e aromatico

CONCLUSIONE

Questo viaggio in Kerala si è rivelato un’esperienza indimenticabile, arricchita dall’ospitalità di un popolo straordinario con il quale ho potuto immergermi in una cultura completamente diversa dalla mia.

La cosa più bella è sicuramente stata spogliarsi da ogni blocco mentale che inconsciamente si ha andando incontro a nuove  situazioni e avventure. Al giorno d’oggi nella nostra società è difficile restare senza pensieri, non farsi venire ansie o paranoie di ciò che potrebbe succedere o semplicemente privarci automaticamente di alcune esperienze, perché secondo noi non sono considerate “normali” secondo lo schema che ci siamo creati vivendo a casa nostra. Ma alla fine, che cos’è la normalità? Semplicemente non esiste. Ogni individuo crea la propria visione della normalità in base a ciò che ha vissuto.

Se si sceglie di rompere questi schemi, può succedere anche qualcosa di meraviglioso, non solo di negativo…come è successo a me!

 

Articolo a cura di:
Noemi Nieddu, Nicole Tedesco, Angiolina Manfredi, Giada Biasi, Beatrice Ciliberto, Martina Murtas


Questo contenuto è frutto di un esercizio didattico realizzato dagli studenti del corso di Digital Storytelling di Accademia Creativa Turismo nell’ambito del contest Best Travel 2025. Ogni riferimento a realtà turistiche esistenti è puramente casuale. L’obiettivo è mostrare il lavoro svolto in aula e permettere al pubblico di votare il progetto preferito!

Scopri tutti gli Open Day gratuiti

RICHIEDI INFORMAZIONI