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Buoni e belli.

ACT presente a Buoni e Belli - Sapori e Valori del Lazio, la rassegna online per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari, della prevenzione a tavola e del turismo sostenibile.

Buoni e belli.

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20/11/2020



Dagli studi degli ultimi anni emerge che il turismo enogastronomico in molti territori del nostro Paese ha rappresentato un fattore indiscusso di sviluppo e crescita economica. Uno degli effetti non indesiderati della pandemia è stato quello di ridare centralità al tema del cibo, del cucinare, del mangiare sano. Dunque accanto ai piaceri legati all'enogastronomia si è aggiunta una maggiore sensibilizzazione rispetto ai temi della sostenibilità delle produzioni e della salute a tavola. E si fa strada il concetto che il gusto non è antitetico rispetto alla salubrità, anzi vi è già un'ampia letteratura culinaria in grado di esaltare il palato preservando la salute e facendo prevenzione attraverso ciò che mangiamo.
Nell'estate 2020 il turismo enogastronomico legato alla riscoperta dei territori e abbinato al turismo di prossimità ha dimostrato anche di essere una valida alternativa alle tradizionali vacanze.
Molti Italiani per evitare contatti ravvicinati quest'anno hanno fatto scelte insolite ed è così che si sono delineati nuovi trend visibili a occhio nudo: spostamenti in auto più che in treno, soggiorni brevi non lontano dai luoghi di residenza, utilizzo delle seconde case, scelta di località meno affollate come i borghi e i centri rurali, aumento delle vacanze outdoor in tenda e camper etc.
Ci si è orientati forse inconsapevolmente, e per ripiego, verso un turismo meno banale, se vogliamo, più meditativo e culturale. Scoprire i territori dell'entroterra del nostro Paese, ricco com'è di borghi millenari e piccoli comuni immersi nella natura, scegliere la mobilità dolce dei cammini solitari, delle due ruote, dedicarsi alla contemplazione del paesaggio, all'esplorazione della natura, a un turismo meno frenetico e più slow, ha aperto una nuova fase della nostre abitudini legate al tempo libero, quella del turismo di riscoperta, dove a un ritmo più umano siamo tornati al recupero della nostra interiorità, delle relazioni più autentiche, delle radici, delle tradizioni e della bellezza dei luoghi più marginali.

Nel corso della prima edizione della rassegna online Buoni e Belli - Sapori e Valori del Lazio, promossa da Elab Eventi con la partecipazione di Slow Food e Capire per Prevenire e con la collaborazione della Regione Lazio, si è molto parlato in più di un dibattito di turismo enogastronomico.


Nel talk live di presentazione della maratona di Buoni e Belli è intervenuto il Presidente dell'Enit, Giorgio Palmucci. “Noi come Enit – ha dichiarato Palmucci - siamo contenti di aver dato il patrocinio a «Buoni e Belli», perché ritengo sia importante promuovere i territori e cancellare quell'accezione negativa che si era avuta nel parlare del turismo di prossimità”.

“Gli Italiani – ha spiegato Palmucci - non conoscono a sufficienza le bellezze del proprio territorio, non soltanto a livello di turismo culturale ma anche a livello di enogastronomia e tutto quello che riguarda la scoperta del territorio”.
“A vedere i numeri del turismo nel Lazio – ha continuato il Presidente dell'Enit - nel 2019 ci sono stati 39 milioni di presenze di cui 24 milioni di stranieri e 23.400.000 nella sola provincia di Roma. Su questo bisogna lavorare proprio per fare conoscere agli stranieri e agli Italiani il resto della regione”.
“Tutta quella che è la bellezza e la ricchezza del territorio, unita a tutti quelli che sono i prodotti dell'enogastronomia – ha proseguito Palmucci - diventano sempre più uno dei motivi della scelta di una destinazione. Unendo benessere, alimentazione, sport e la bellezza delle nostre città, non possiamo che sostenere un futuro di ripresa sapendo che non possiamo ricadere in fenomeni di overtourism che abbiamo avuto che sono molto negativi e dobbiamo lavorare per una deconcentrazione e una destagionalizzazione”. “In Italia abbiamo 55 siti Unesco – ha spiegato Giorgio Palmucci - e siamo l'unico paese insieme alla Cina ad avere una città con due siti Unesco. In Cina è Pechino, in Italia è Tivoli. Fare sistema, mettere insieme le forze e promuovere un territorio così ricco è fondamentale - ha concluso Palmucci -”.

Il focus “Tutelare i patrimoni dei territori con il turismo sostenibile ed esperienziale” ha visto la partecipazione di un panel di autorevoli esperti.
Al talk condotto dalla giornalista Marina Ricci, curatrice culturale di “Buoni e Belli”, hanno preso parte Maurizio Di Marco, presidente di ACT Accademia Creativa Turismo, partner culturale di talk e interviste di Buoni e Belli insieme a Vita Mediterranea wellness & lifestye, Roberta Garibaldi, curatrice del Rapporto annuale sul Turismo enogastronomico e Professore di Economia e gestione delle imprese Università degli Studi di Bergamo, Francesca Rocchi di Slow Food Italia e Coalizione Clima, Ludovica Casellati, direttore viagginbici.com e fondatrice di Luxury Bike Hotels, Roberto Perticaroli, esperto di turismo sostenibile e guida turistica Slow Travel Turismo sostenibile nel Lazio.

Durante questa importante riflessione si è molto parlato di come il turismo enogastronomico, sempre più legato al principio e alla responsabilità della sostenibilità, sia di fatto una formidabile opportunità di innovazione e crescita sviluppo sociale culturale ed economico e di come oggi sia anche un valido antidoto alla crisi.

A tale proposito Maurizio Di Marco, presidente di ACT Accademia Creativa Turismo e Responsabile della Formazione SIMTUR, ha evidenziato come il turismo sostenibile sia un driver di sviluppo dei territori dal momento che risulta essere inclusivo di tutte le componenti della comunità. “Svolge un ruolo fondamentale – ha spiegato Di Marco – nel costruire una rete che crea sinergie proficue. Mette in connessione l'offerta multipla di una destinazione fatta di produzioni agroalimentari ma anche di servizi al viaggiatore legati alla scoperta del territorio. Il punto è trovare quella convergenza che consente questo processo, ma sugli effetti positivi in termini di valorizzazione e allo sviluppo non abbiamo più dubbi”.
Parlando del futuro del turismo Maurizio Di Marco ha dichiarato che dopo i danni della pandemia in due, tre anni si dovrebbe ristabilire una condizione normale. “Il turismo è un bene primario, un bene infungibile, come direbbero nel marketing, - ha aggiunto -. Nulla riesce a soddisfare il desiderio di viaggiare se non il viaggio stesso. Sono certo che non appena ci saranno le condizioni, le persone sentiranno il bisogno di riprendere a viaggiare. Il turismo – ha continuato Di Marco – è tuttavia per sua natura un sistema molto fragile, interdipendente, che può funzionare solo a condizione che rispettiamo l‘ambiente, che vi sia la pace fra i popoli e oggi, abbiamo visto, anche la sicurezza sanitaria”. 

Nel suo intervento Maurizio Di Marco ha parlato anche dell'impegno trasversale e quotidiano del gruppo ACT nel campo del turismo sostenibile sia per quanto riguarda la didattica in Accademia che dal 2005 si fregia del percorso di studi più completo - il Master in Turismo Sostenibile e Responsabile - sia per quanto riguarda la realizzazione di iniziative di valorizzazione dei territori come il progetto “Piccole Patrie” gestito in partnership con SIMTUR e SharryLand che vede la partecipazione attiva anche del tour operator specializzato ACT Travel, autore di un catalogo di turistico ricco di itinerari e proposte esperienziali finalizzati a mettere il viaggiatore in connessione con le comunità locali e i territori tramite la figura del fiduciario. “Il progetto Piccole Patrie prende le mosse da un'idea di Olivetti di costruire valore intorno alle comunità dei piccoli comuni che presentano identità ben precise e che spesso sono scrigni ricchi di cultura, tradizioni, enogastronomia e molto altro. La novità di questo progetto di incoming è che nasce dal basso, con fiduciari che a livello locale provvedono a selezionare le strutture, le esperienze, le attività che hanno come obiettivo far sentire il turista parte della comunità. Si tratta in effetti di un turismo di comunità legato all'autenticità del territorio e alla sua identità”.
“Bisogna anche dire che è cambiata la domanda negli ultimi anni – ha spiegato Di Marco – essendoci un desiderio maggiore da parte dei viaggiatori di partecipare al processo. In questo il turista enogastronomico non solo ha una spiccata propensione alla spesa ma anche la capacità di saper selezionare e scegliere le proposte. Ma parlare di sostenibilità nel turismo richiede che qualcuno sappia poi tradurre in esperienze queste attitudini, occorre saper fare. E la formazione ha proprio il compito di formare nuove figure professionali in grado di costruire progetti sostenibili e rispettosi dell'ambiente, delle culture, delle tradizioni. Questi nuovi profili non guarderanno solo all'esperienza turistica ma anche alla comunità, alle ricadute che il turismo ha sui territori. Il turismo enogastronomico ad esempio offre la possibilità di sostenere le produzioni d'eccellenza e di qualità della filiera agroalimentare. Queste aziende in molti casi non si limitano a fare il prodotto, ma operano per la bellezza del paesaggio, un'altra delle dimensioni importanti, il bello, l'estetica che c'è intorno all'esperienza del viaggio”.

Roberta Garibaldi, curatrice del Rapporto annuale sul turismo enogastronomico italiano ha scattato una fotografia della situazione prima e dopo l'avvento del Covid 19: “Negli ultimi anni è cresciuta l'attenzione verso le esperienze enogastronomiche dei turisti. La prima ricerca fatta nel Nord America su questi temi risale al 2007 e rileva una percentuale del 17 % di turisti desiderosi di vivere in viaggio esperienze enogastronomiche memorabili. Dopo dieci anni si arriva al 93 % a livello internazionale ed è interessante vedere come nel 2019 abbiamo mappato l'83 % dei turisti che ha voluto vivere 5, o più, differenti tipologie di esperienze durante i viaggi. Questo vuol dire che l'enogastronomia è diventata veramente una componente imprescindibile del viaggio, esattamente come la visita al centro della cittadina o ai principali monumenti del territorio. Prima del Covid 19 sicuramente il mangiare tipico, locale, il ristorante del territorio rappresentavano l'esperienza più gradita. Si rileva anche un interesse crescente nella visita ai produttori alternativi ai temi del vino e verso le visite ai mercati ai bar e ai locali storici, una forte attenzione alla storia, alla cultura del cibo e a tutte quelle informazioni che possono arricchire il nostro bagaglio culturale”.
“Durante il primo lockdown abbiamo dedicato molto tempo a guardare contenuti sul cibo, abbiamo ripreso a cucinare. La sostenibilità non si riferisce più soltanto ai prodotti, al territorio alle tipicità, ma anche agli strumenti e al cucinare stesso, abitudine che stavamo un po' perdendo. Abbiamo riscoperto che nel cucinare che vi sono le tradizioni, le radici della nostra enogastronomia e la possibilità di una nutrizione più sana. Proprio per questo nei mesi estivi successivi a questa riscoperta della cucina, vi è stata una crescita dell'attenzione verso la visita con le esperienze enogastronomiche nei territori rurali, nelle cantine. Inoltre la possibilità di vivere un distanziamento naturale nelle aree rurali e negli spazi ampi all'aperto e la voglia di riconnettersi con la natura dopo un periodo così difficile ha favorito questo tipo di turismo”.
I dati prospettici, le stesse proiezioni di UNWTO (l'Agenzia delle Nazioni Unite sul Turismo) ed Enit ci dicono che dovremo aspettare fino al 2023 per tornare ai livelli precedenti, arrivando piano piano alla situazione pre-Covid. Guardando al futuro è importante continuare a considerare il target deli Italiani, riprogettare in questo momento le esperienze e l'attività di comunicazione considerando la possibilità di far vivere esperienze nei territori alle persone che, pur in queste difficoltà, hanno comunque voglia di evasione e qui l'enogastronomia rappresenta un'esperienza recente e un ambito inesplorato”.

Francesca Rocchi, già Presidente di Slow Food Lazio e vicepresidente di Slow Food nazionale portavoce della Coalizione Italiana per il Clima è da anni impegnata a sensibilizzare istituzioni e cittadini sui cambiamenti climatici e contemporaneamente a promuovere modelli culturali di valorizzazione del cibo di qualità e delle produzioni sostenibili.
“A me piace pensare che la storia di Slow Food, che ormai ha 33 anni di vita, abbia portato avanti una traccia che coincide con i temi della sostenibilità - ha dichiarato la Rocchi -. Trent'anni fa si parlava di enogastronomia senza aggiungere l'aggettivo “sostenibile”. Ma poi Slow Food ha evidenziato che non si poteva più parlare di cibo se non mettendo insieme un ragionamento che riguardava la produzione. Quando siamo andati a cercare di capire perché questi cibi fossero così meravigliosi e unici non abbiamo potuto che constatare che la biodiversità aveva fatto già la gran parte del lavoro, ma che poi queste produzioni andavano tutelate attraverso dei progetti. La storia di Sow Food accompagna dunque la storia della sostenibilità intesa come capacità di sollevare una coscienza ambientale in tutto quello che facciamo. In quanto al tema del turismo sostenibile sono più di dieci anni che ci occupiamo di creare il nesso fra enogastronomia e turismo e finalmente oggi abbiamo un progetto nazionale. Non possiamo pensare si spostarci, di viaggiare se prima non ci occupiamo di sostenibilità anche perché viaggiare comporta un costo ambientale. Anche per questo Slow Food è stato il fondatore della Coalizione Clima un grande gruppo di lavoro composto da tante anime, nato per fare pressione nei vari tavoli di lavoro governativi e combattere i cambiamenti climatici. Il primo grande passo lo abbiamo fatto con l'Accordo di Parigi quando siamo riusciti a creare massa critica diventando un interlocutore riconosciuto e credibile.
Per quanto riguarda il turismo enogastronomico possiamo dire che sostenibile è quando in un'azienda tutti i processi dalla produzione in poi sono sostenibili, non è solo l'aspetto dell'edonismo e il piacere come avveniva negli anni scorsi, ma la considerazione di cosa c'è dietro una cantina, ad esempio. Noi con i presidi e l'etichetta narrante abbiamo istituito protocolli per far sì che le produzioni agroalimentari siano sostenibili, ma purtroppo siamo solo una goccia nel mare. L'interesse andrebbe spostato verso i grandi player del turismo”.

A tale proposito Roberto Perticaroli, esperto di turismo sostenibile e guida turistica Slow Travel Turismo sostenibile nel Lazio ricorda che è una priorità per Slow Food promuovere in senso turistico la biodiversità della terra, del mare, un sistema alimentare sostenibile combattendo il cambiamento climatico. “Le nostre scelte quotidiane – ha dichiarato Roberto Perticaroli - a partire dal cibo che mettiamo in tavola possono contribuire a cambiare il mondo e garantire un futuro migliore per le generazioni future. Negli anni la filosofia di Slow Food è stata estesa al turismo. Noi intendiamo promuovere un turismo responsabile e sostenibile collegandolo a una pratica alimentare buona, pulita e giusta, sostenendo gli agricoltori, gli allevatori nel loro essere custodi della terra e incentivandoli anche a tornare alle buone pratiche della sostenibilità. Il nostro è un progetto che si fonda anche sulle esperienze, su un turismo che mette le mani in pasta nella sostenibilità, sulla certificazione che risponde a un disciplinare ben preciso”.

Ludovica Casellati, direttore viagginbici.com e fondatrice di Luxury Bike Hotels appassionata di cicloturismo ha dato vita a tutta una serie di iniziative sulla mobilità e il turismo sostenibile oltre ad aver ideato progetti e strumenti concreti per promuovere l'esperienza del viaggio in bici, un mezzo che appassiona persone di tutte le età e di tutti i ceti sociali senza distinzione.
“Ho sempre cercato da divulgatrice, comunicatrice e giornalista, di parlare di sostenibilità raccontando la mia esperienza, cercando di portare le persone a fare, a sperimentare”, ha spiegato Ludovica Casellati. “Come fondatrice dei luxury bike hotels, alberghi che danno servizi a chi vuole pedalare, ho riscontrato che in tantissimi la scorsa estate sono montati in sella a una bicicletta perché le condizioni in cui siamo stati costretti ci hanno fatto riscoprire l'aria aperta, il movimento”.
“La sostenibilità è fatta di questo, respirare, riempire i propri polmoni, sentire i profumi, non chiusi dentro l'abitacolo di un'automobile, ma percorrendo in bicicletta i territori vicini casa o i luoghi dove decidiamo di andare in vacanza, immergerci nella natura e scoprire la cultura fatta di tante cose compresa la gastronomia, la biodiversità di cui l'Italia è ricchissima. L'esperienza in bicicletta - ha dichiarato la Casellati - coinvolge tutti i nostri sensi”.
“Quando un bike hotel realizza un percorso per favorire la scoperta di un territorio coinvolgendo qualche azienda del territorio - ha aggiunto Ludovica Casellati -  quello è già un prodotto che mette in rete più aziende, l'albergo da cui si parte, le cantine, gli agriturismi, le aziende che producono tipicità che a noi piace degustare soprattutto se sono sane e seguono processi di produzione sostenibili”.

 

Marina Ricci - Redazione ACT

 

 

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