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Quando il turismo è terapeutico e rigenerante.

Il turismo termale abbina la ricerca del benessere psicofisico alla scoperta del territorio. È perfetto per la destagionalizzazione, rientra nel turismo di prossimità.

Quando il turismo è terapeutico e rigenerante.

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30/03/2021




I benefici delle acque termali sono ben noti sin dall’antichità. Si pensi agli imponenti complessi termali costruiti dai Romani in prossimità delle sorgenti naturali che avevano una importante funzione sociale oltreché curativa.
Non è un caso se oggi utilizziamo l’acronimo SPA per indicare i centri benessere mutuando il significato dall’espressione latina salus per aquam che significa salute attraverso l’acqua.
Certamente non tutte le SPA di oggi sono collocate in prossimità di sorgenti naturali di acque sulfuree che sgorgano dal sottosuolo, ma anche quelle presenti nei centri abitati sono luoghi deputati al benessere, piccole oasi di relax che contribuiscono a ricentrare l’individuo sulla propria salute corporea e mentale interrompendo momentaneamente la routine quotidiana. Oggi viene usato il termine “termalismo” con riferimento alla categoria dei centri benessere indipendenti o presenti in alberghi e palestre per richiamare una derivazione concettuale dal mondo delle terme. Ma il paradosso è che le SPA, intercettando nuovi bisogni, hanno indirettamente contribuito a richiamare l’attenzione sul settore termale che, nel frattempo, fra sorgenti d’acqua, vapori e fanghi dall’indubbio carattere curativo, ha riformulato e ampliato la propria offerta curativa in modo più olistico anche con la creazione di veri e propri percorsi riabilitativi. Alle Terme dei Papi di Viterbo ad esempio è stato istituito un percorso completo di rieducazione al sonno di cui sempre di più si apprezza la funzione curativa e preventiva. Inoltre la risposta ai nuovi trend del mercato e la possibilità di intercettare target differenti, ha generato ulteriori declinazioni da parte delle terme anche relativamente al wellness sempre più riferibile a un modo più contemporaneo di intendere la qualità della vita. Possiamo dire che con gli anni Duemila le terme hanno compreso l’importanza di arricchire la propria offerta con servizi accessori, indirizzandola verso fasce di utenza rilevanti per numerosità e reddito disponibile e riconsiderando con nuovi occhi la propria valenza turistica e di risorsa per lo sviluppo del territorio.

Una maggiore consapevolezza sull’importanza del benessere psicofisico negli ultimi anni ha comunque determinato una diversa lettura del turismo termale, un ampliamento concettuale. E sarà anche per questo che le terme oggi possono rappresentare la risposta ideale per persone di tutte le età che ricercano cure, relax, scoperta del territorio e vita all’aria aperta. In effetti le località in cui sorgono i complessi termali naturali sono tutelati dalla legge come luoghi di interesse naturale, ambientale e culturale.

Il sistema termale italiano dislocato in tutta la penisola e le isole con la presenza di diverse e specifiche acque termali rappresenta un modello di welfare termale considerato unico in Europa e rappresenta un'eccellenza globale nel settore del turismo: alla fine del 2018, il numero degli stabilimenti termali in attività in Italia risultava complessivamente pari a 323. Quasi il 90% di essi operava in regime di accreditamento con il Servizio sanitario nazionale; gli arrivi nelle località termali italiane erano stati di poco inferiori ai 4 mln, a fronte di quasi 12,9 milioni di presenze (Fonte: Becheri, Morvillo - 2020, XXIII Rapporto sul Turismo Italiano); si registravano ricavi totali di circa 760 milioni (Fonte: Federterme), di cui 118,9 legati alle cure termali convenzionate e 639,5 ai servizi complementari quali la ricettività alberghiera, le prestazioni per il benessere etc.; gli hotel presenti nelle località termali italiane sono 1.241, per circa 95.000 posti letto (come attestato da Federterme solo gli hotel terme offrono circa 30.000 posti letto); il numero degli occupati era di 11.500 che con l’indotto arrivavano a 65.000 mentre la prospettiva di giungere a 15.000 posti di lavoro con progetti di destagionalizzazione e ampliamento ulteriore dell’offerta dei servizi con nuove prestazioni nei tre anni a seguire è rientrata con l’evento pandemico.

I centri termali nel nostro paese sorgono in zone con particolari condizioni geologiche dove il vulcanesimo fa affiorare con abbondanza acque terapeutiche e vapori benefici.
Come riporta Federterme, dei 154 comuni italiani che dispongono di stabilimenti 62 sono località termali, 22 località marine, 13 città d'arte, 12 località montane, 6 località collinari, 5 località lacuali e 35 altre località. Se si escludono i tre grandi centri urbani provvisti di impianti termali (Napoli, Genova e Bologna), tali località si caratterizzano, in genere, per la ridotta ampiezza demografica. Gli stabilimenti termali mostrano una spiccata concentrazione geografica, tenuto conto che più della metà di essi si trova in due regioni, Veneto (28,2%) e Campania (23,8%), seguite a grande distanza da Emilia Romagna (7,1%), Toscana (6,2%), Lazio (4%) e Lombardia (3,7%). Dal punto di vista economico, tale circostanza è in parte mitigata dal fatto che gli stabilimenti in Veneto e in Campania si caratterizzano per la ridotta scala dimensionale.

Le stazioni termali prima della pandemia erano frequentate non solo da persone in cerca di cure specifiche per diverse patologie rimborsate dal Sistema Sanitario Nazionale - per lo più over 50 che da sempre caratterizzano la domanda delle cure termali tradizionali -, ma anche da persone in cerca di relax, desiderose semplicemente di staccare dallo stress quotidiano per concedersi momenti di benessere e di relazione. Questi clienti più giovani, trentenni e quarantenni, sono stati comunque affiancati negli ultimi anni da clienti più anziani che, con l’estensione della durata della vita, sono in condizione di godere di trattamenti non necessariamente terapeutici. Nella nuova visione il concetto di cura è stato integrato da quello di prevenzione che consente anche di segmentare ulteriormente i target. In questo periodo, a causa delle restrizioni dovute al Covid, sono però consentiti solo trattamenti essenziali terapeutici e riabilitativi.

In condizioni normali per loro stessa natura le terme possono essere meta di viaggiatori in ogni momento dell’anno favorendo la destagionalizzazione. Rappresentano inoltre a tutti gli effetti una opzione del turismo di prossimità per svariate ragioni quali ad esempio il godimento degli aspetti ambientali e naturalistici, ma anche la possibilità di abbinare alle cure termali altri tipi di turismo slow quali quello culturale, enogastronomico etc., che ben si sposano con la ricerca del relax e la cura del corpo e della salute. Inoltre dobbiamo dire che il turismo termale ha contribuito allo sviluppo di molte economie locali e che sin dal momento in cui è apparso come prodotto turistico a inizio Novecento, di fatto ha rappresentato un ambito su cui puntare per la valorizzazione dei territori, oggi anche nel segno della sostenibilità. È evidente che molti centri termali sono leve di sviluppo economico dei territori in cui sono dislocati essendo attrattori turistici “totali”.

Uno degli ultimi trend che ha caratterizzato il turismo termale prepandemico è stato rappresentato dalla componente multisensoriale che ben si attaglia al concetto di turismo esperienziale. Si possono sperimentare percorsi sensoriali in grado di generare una esperienzialità di impatto emozionale. Ma anche il tema della consapevolezza cui puntano i percorsi educativi, formativi e riabilitativi all’interno delle terme, arricchisce l’offerta terapeutica con la componente culturale.
Queste tendenze, oltre a sposarsi bene con altri “turismi” del territorio, possono contribuire alla riformulazione nel segno dell’originalità di proposte turistiche con carattere di esclusività in relazione alle singole destinazioni turistiche e sostenere il rilancio dei territori.

L’Italia che sin dall’antichità detiene una leadership riconosciuta non solo per l’alto numero di centri termali ma anche per la componente scientifica che è in grado di esprimere, durante la pandemia ha risposto con prontezza e flessibilità ai bisogni specifici che il Covid ha generato in tema di riabilitazione nel post malattia.
In questo periodo le terme sono rimaste aperte per garantire l’erogazione delle prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza e per le attività riabilitative o terapeutiche.
Come ha dichiarato a inizio marzo Massimo Caputi, Presidente Confindustria Federterme, “ricordiamo che tutte le terme italiane sono dotate di presidio sanitario e di un protocollo di sicurezza interno e che pertanto sono punti di sicurezza ed eccellenza al servizio della comunità e necessarie ancor più in epoca Covid e post Covid”.
Dalle Terme di Sirmione, fra le prime ad essersi attivate sul fronte Covid, il nuovo Direttore Scientifico Sanitario, Alessandro Signorini il 9 marzo scorso ha lanciato questo messaggio: “La letteratura scientifica internazionale sta mettendo in evidenza la diffusione e, spesso, la gravità, trascurata, della persistenza dei sintomi «post Covid». Molte delle persone «guarite» soffrono di spossatezza, affaticamento, disturbi muscolari e del sonno oltre che, talvolta, di esiti a carico dell’apparato respiratorio. Studi osservazionali evidenziano che una persona su dieci soffre di sintomi ancora dopo dodici settimane, e rientra nella categoria del cosiddetto Long Covid. Le conseguenze sono ancora più gravi per coloro che già prima di ammalarsi di Sars-CoV2 presentavano patologie croniche concomitanti, a livello respiratorio e cardiovascolare, in particolare nei pazienti obesi, fumatori, ipertesi. Terme di Sirmione per rispondere a questa emergente richiesta ha dunque elaborato percorsi riabilitativi e preabilitativi Covid-19 in cui la terapia termale è inserita in programmi di diagnostica e cura interdisciplinari attraverso il contributo sinergico di diversi specialisti: broncopneumologo, otorinolaringoiatra, fisiatra, fisioterapista-osteopata e nutrizionista lavorano insieme per un check up integrato dello stato di salute”.

Dunque le terme tornano di attualità come un importante ausilio nell’era Covid essendo, come - ha sostenuto lo stesso Massimo Caputi – a cavallo tra turismo, sanità, industria e prodotti collegati”.
Resta il fatto che guardando avanti verso un recupero della possibilità di viaggiare in sicurezza, le terme potranno contribuire, al pari del turismo culturale, all’arricchimento dell’individuo, all’evoluzione verso modelli più sostenibili orientati complessivamente a una migliore qualità della vita, anche interiore, dove salute e prevenzione, conoscenza, cultura del wellness e piacere di vivere convergeranno verso un unico obiettivo, il benessere della persona.

 

Marina Ricci - Redazione ACT

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